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"Parla con me. Ti saprò trovare tra parole tristi. E se questo vento scuro non avrà più senso, brilla, mentre traduco la tua assenza. Ho già creduto a tutto, a queste stelle vestite a lutto. Ma tu brilla, poesia, come miraggio che spira impeccabile. E fugge via."   
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"Mi hai cercata dappertutto, ma io non sono più neanche dentro me. Non mi riconosceresti, fuori da queste parole."
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Fissai la bottiglia sul tavolo con moderata concentrazione.  Divenne, lentamente, sempre più inconsistente fino a mutare in un'immagine inavvertibile, quasi astratta. Mi voltai verso la porta dove stava, ritta su gambe fluide, come diluite, la mia ex fidanzata Amandine  la quale, ricordo, abitò tutte le isole delle mie fantasticherie per un tempo che ancora oggi appare eterno. I suoi occhi dominavano lo spazio ormai avvolto dal freddo dell'inverno. Erano i primi di dicembre e dalla finestrella che dava sul cortile, curato con affezione da mia madre fin quando la malattia di mio padre coincise con la fine di tutte le cose, si intravedevano solo la pittoresca casa del fornaio e l'ombra sottile di Amandine che oscillava lieve come una falena cometa. Il sole si era prosciugato da un pezzo. La luna aveva già truccato il cielo di buio e, in giro, i lampioni illuminavano a tratti solo la strada che portava dallo zio Robert.  Guardai in alto mentre dal cielo cadevano le mie la